Gian Pietro Casadoro, coordinatore delle attività comuni delle Scuole Grandi di Venezia

Buonasera. Io ho il compito di spiegare quello che sono, e sono state, le Scuole a Venezia. Preparo cioè un po’ la cornice di quel quadro che poi sarà riempito dai discorsi dei Guardiani Grandi, che parleranno ciascuno della propria Scuola.

Per quanto riguarda quindi le Scuole, quando spiego cosa sono, comincio col dire cosa non sono state.  Siccome il nome Scuola fa capire diversamente, devo subito precisare che non erano scuole come quelle che abbiamo frequentato noi, o che frequentano i nostri figli. Niente di tutto questo, le nostre Scuole non davano istruzione.

Stabilito questo, diciamo subito cos’erano: erano delle associazioni di persone che si riunivano per uno scopo. Vediamo di chiarire meglio, anche perché queste Scuole erano molto numerose e diverse fra loro per cui, per non far confusione, spieghiamo che queste istituzioni potevano essere suddivise almeno in tre distinte categorie.

Le più comuni tra loro erano le Scuole di mestiere: tutti  i veneziani che facevano quel mestiere erano iscritti alla loro Scuola. Ce n’erano moltissime. A Firenze si sarebbero chiamate corporazioni,  qui da noi si chiamavano Scuole. Non perché da loro si insegnasse ai ragazzi un mestiere. I giovani imparavano il lavoro nelle botteghe degli artigiani. La Scuola era un’associazione di mestiere. Di solito ogni Scuola aveva a disposizione un altare in una chiesa. Dava ad un pittore l’incarico di dipingere l’immagine del santo protettore, messo sopra l’altare, e a lui si rivolgevano quando celebravano le loro cerimonie.

Le scuole più ricche si facevano costruire dei locali, a volte abbastanza importanti,  fuori della chiesa per le loro riunioni. Ricordo, tanto per fare  un esempio che qui vicino a san Tomà, c’è l’edificio della Scuola dei Caegheri ovvero dei calzolai.  Dei caegheri c’erano addirittura due Scuole, una dei caegheri tedeschi e una di quelli  veneziani.

C’era poi una seconda categoria di Scuole formata dalle  Scuole di Nazione, che raccoglievano i foresti. A Venezia vivevano molti stranieri perché era una città commerciale, globale, come ha detto il vostro Presidente, e quindi qui c’erano diverse comunità. C’erano Tedeschi, Greci, Albanesi, Dalmati ed altri. Di questi ultimi esiste ancora la Scuola che fa parte del nostro coordinamento. Queste comunità formavano delle Scuole che però erano molto meno numerose della altre.

Poi c’erano infine  le Scuole nostre, quelle per cui siamo qui. Queste Scuole erano chiamate Scuole di devozione o dei battuti. In queste Scuole il mestiere degli associati, o dei confratelli come correttamente si chiamano,  non aveva importanza, perché all’interno delle nostre Scuole erano rappresentati le più varie occupazioni. Quello che riuniva nella Scuola o Confraternita le persone associate era la devozione ad un santo. Così, ad esempio, i confratelli della Scuola di San Teodoro erano devoti a san Teodoro che era stato anche  il primo patrono di Venezia. Ora siamo nella Scuola di San Giovanni Evangelista e possiamo dire facilmente che il santo protettore di questa Scuola Grande è proprio San Giovanni Evangelista. La Scuola dei Carmini era, ed è ancora, devota alla Madonna del Carmelo. Nella Scuola di San Rocco il santo protettore è San Rocco. Oltre a questa devozione, le Scuole avevano anche un’altra finalità: quello della carità o della beneficenza. E quindi il loro impegno sociale è stato fin dall’inizio subito evidente.

Per quanto riguarda la loro composizione, bisogna dire che quelli che facevano parte delle Scuole erano persone del popolo. Popolo grasso, si diceva allora, composto da quelli che poi saranno chiamati i borghesi. Quindi erano iscritti a queste Scuole persone benestanti o addirittura ricche, alcune avevano anche navi che giravano per l’Adriatico, che avevano il palazzo sul Canal Grande, che si facevano fare i quadri dal Veronese, generalmente quindi persone di buona o grande disponibilità.

Oltre a queste, erano iscritte anche persone meno abbienti o povere addirittura, alle quali le Scuole davano degli aiuti: un’abitazione, o gratuitamente o a prezzo di favore, e altri benefici.

Queste nostre Scuole sono dette anche Scuole dei battuti, perché derivavano da quel movimento, nato nel 1260 circa, che prevedeva che le persone di quella associazione, quando andavano in processione, avessero la schiena nuda perché nel corso della cerimonia pubblica questi devoti un po’ eccitati, diciamo così, dovevano battersela con un flagello fino a farla sanguinare. Questi erano i Battuti. Quindi quando questa forma particolare di devozione si è  diffusa anche in città,  ebbero l’attenzione di Venezia  che non tollerava queste manifestazioni così esasperate di fede. Quindi a Venezia, nelle Scuole, anche queste cerimonie hanno trovato un loro rituale e una dimensione meno violenta. Tanto per dire, voglio ricordare che a San Rocco, chi si batteva la schiena erano solo i “disciplinati”, cioè i confratelli poveri che erano iscritti e che avevano ricevuto un’abitazione e che ricevevano degli altri aiuti economici, e che per questo motivo erano poi obbligati a partecipare ai funerali, alle messe e ad altre cerimonie, e che  avevano il compito, essendo disciplinati, di partecipare alle solenni processioni e di battersi la schiena. Con quanto vigore lo facessero, visto che erano un po’ obbligati e che non lo facevano per intima convinzione, non vi so dire,  però tutta questo cerimoniale derivato dai  Battuti si è gradualmente  spento.

Vi ho detto  che nelle Scuole Grandi erano iscritte persone appartenenti al popolo, per il motivo che tutti i nobili erano dentro il Palazzo Ducale, nel Maggior Consiglio (ricordo che ce n’erano quasi 1500 nei periodi più importanti), ed esercitavano il potere politico sulla città. Le famiglie dei nobili, tutte rappresentate, avevano preso il potere nel 1297 in seguito alla “Serrata” una legge che dava solo a loro, indicati poi nel Libro d’Oro, la possibilità di far parte del Maggior Consiglio. Si era trattato di un vero colpo di stato, anche se morbido. Nel Maggior Consiglio si davano le cariche ai nobili per coprire tutti i posti di governo in città e fuori. I borghesi, anche se ricchi, non potevano avere posti di governo. Avevano però questi centri di potere che erano le Scuole. Infatti quando c’era bisogno, davano soldi alla Repubblica, pagavano dei rematori liberi quando era il momento della guerra, perché dovevano, come tutti, partecipare in occasione di gravi emergenze, alle operazioni  che venivano organizzate in difesa della città.

Le Scuole, come abbiamo visto, si dedicavano alla beneficenza. Davano soldi alle ragazze che si dovevano sposare. Voi sapete che la dote adesso non c’è più, però un tempo le ragazze povere e serie che non avevano la dote non si potevano sposare, e le ragazze se non trovavano un marito che le mantenesse, non avevano molti lavori onesti da fare. Le Scuole ancora davano la casa a chi era senza. Davano la sepoltura a quelli che non avevano nemmeno i soldi per il funerale, ed evitavano così che finissero sepolti nelle fosse comuni. Questo facevano le Scuole e questo hanno fatto per secoli.

Le Scuole erano tutte diventate ricche, dato che avevano terreni in campagna, abitazioni in città, grazie ai lasciti testamentari, alle donazioni, alle offerte ecc. per cui alla fine potevano disporre di grandi capitali. E questa loro vita è continuata fino a che non è cambiato il mondo con l’arrivo dell’esercito francese, guidato da Napoleone Bonaparte che, nel 1797, è giunto a Venezia. Il Maggior Consiglio ha posto fine alla Repubblica con una votazione presa il 12 maggio di quel fatidico anno. Al vecchio governo aristocratico è succeduto un governo provvisorio filofrancese. Questo governo però è durato poco perché il Bonaparte ha ceduto subito Venezia agli Astriaci, che sono rimasti fino al 1805.

Dopo il 1805, sconfitti gli Austriaci, sono ritornati i Francesi che sono così rimasti  a Venezia per nove anni, dal 1805 al 1814. In questo periodo hanno messo le mani su Venezia intervenendo pesantemente. Ricordo solo l’abbattimento della chiesa di San Gemignano del Sansovino in Piazza San Marco, per far posto all’Ala Napoleonica. Inoltre, siccome avevano una concezione molto laica,  molto repubblicana e molto poco cristiana, i Francesi hanno fatto subito delle leggi per chiudere tutti i conventi e chiudere tutte le Scuole. I francescani dei Frari qui vicino a noi ad esempio, hanno dovuto lasciare il convento, così i frati domenicani dei Santi Giovanni e Paolo. Ma anche le suore hanno dovuto lasciare i loro conventi, ed i beni delle Scuole e dei conventi sono passati al demanio. Alcuni tesori sono finiti in Francia, ma case e terreni per forza sono rimasti qui. Anche altre opere sono rimaste  in città. Ad esempio alle Gallerie dell’Accademia c’è una sala in cui ci sono tutti i quadri portati via proprio da questa Scuola di San Giovanni Evangelista.

Chiuse le Scuole, i loro edifici sono stati destinati ad altro uso. La Scuola Grande di San Marco è diventata successivamente l’ospedale civile di Venezia. La Scuola Grande della Carità è diventata il museo di arte veneziana: Le Gallerie dell’Accademia, di cui vi ho appena parlato. Ed infine c’è la Scuola Grande della Misericordia, nel cui edificio il secolo scorso hanno giocato a pallacanestro i ragazzi e gli atleti della Reyer, perchè era diventata una palestra. La costruzione è del Sansovino, quindi non è un edificio da poco. Potete vedere che è ancora in mattoni perché nel Cinquecento si sviluppò una forte polemica, soprattutto a San Rocco che stava costruendo la sua Scuola. Come doveva essere il nuovo edificio? Modesto nel suo aspetto esterno come questo di San Giovanni Evangelista, oppure ricco come la Scuola di San Marco?

C’è stato un dibattito e ci sono stati anche dei problemi, ad  esempio per un confratello di San Rocco che ha scritto un poemetto irrispettoso nei confronti della Scuola, Il problema in discussione era che con tutti i soldi che venivano spesi per fare queste opere maestose, si potevano invece fare molte più beneficenze e opere di carità. Così l’ultima Scuola, quella della Misericordia, che aveva costruito l’enorme edificio servendosi del Sansovino, si è fermata lì. Era partita col piede giusto, aveva fatto l’edificio più moderno, più grande e più bello, però alla fine non lo ha completato. Non ci ha messo i marmi attorno come hanno fatto le altre Scuole e quindi, fatta la struttura in pietra, l’edificio è rimasto così.

A San Rocco invece ha vinto il partito che voleva che la Scuola fosse bella e ricca, e così è stato. A San Marco aveva già vinto quel partito e anche quella Scuola come si può vedere ancor oggi, non ha lesinato nelle spese. La vittoria di questo partito permetteva alla Scuola più potente e ricca di avere le reliquie più preziose, gli apparati più ricchi e più fastosi. Quando facevano le grandi cerimonie in Piazza San Marco, di cui abbiamo un esempio nel quadro di  Gentile Bellini che si trova all’Accademia, vediamo che ogni Scuola portava il meglio di quello che possedeva, per mostrare la sua ricchezza al fine di avere poi  le iscrizioni di persone di prestigio. Anche i nobili si iscrivevano perché alcune Scuole erano davvero importanti. Ovviamente era più facile che un nobile diventasse Doge che non Guardian Grando di una Scuola. Era escluso infatti che lo potesse diventare. La Scuola era composta da persone del ceto popolare ed i nobili iscritti non potevano accedere alle cariche più importanti.

Quando è arrivato Napoleone Bonaparte ed ha chiuso tutti i conventi e le Scuole, come vi ho detto, è rimasta in sospeso per un paio di mesi solo la Scuola Grande di San Rocco. I Francesi l’hanno chiusa e anche protetta con i sigilli, per cui nessuno ha toccato più niente là dentro. Le campagne e le case (ne aveva più di 300) le hanno acquisite passandole al demanio, però dei beni all’interno della Scuola e della chiesa, nulla è stato toccato. E dopo i due mesi di chiusura la Scuola è stata autorizzata a riaprire ed  ha continuato ad operare da allora fino ai nostri giorni.

Per le altre Scuole invece non è stato così. Più tardi, passati diversi anni, alcuni cittadini di buon animo e di buona volontà, buoni cristiani, con l’aiuto della Chiesa con l’aiuto di benefattori, hanno dovuto ricomprarsi l’edificio, ricostituire la Scuola e ricominciare da capo. E le Scuole che ho nominato prima e che sono state presentate dall’ing. Cortiana perché ci sono qui i loro Guardiani Grandi,  sono quelle che sono risorte. La Scuola Grande di San Marco. La Scuola Grande della Carità e la Scuola Grande della Misericordia invece non sono rinate ed i loro edifici sono stati usati per altri scopi.

Con questo ho terminato. Ogni Guardian Grando ci parlerà ora della sua Scuola dicendoci com’era e com’è.