Gian Andrea Simeone, guardian grande della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista

E’ difficile pensare che un’Associazione possa mantenere sostanzialmente inalterato il proprio Statuto dopo settecentocinquant’anni di vita. Eppure per lo Statuto della nostra Scuola Grande di San Giovanni Evangelista è stato proprio così, infatti:

  • Il mantenimento del proprio patrimonio
  • Il reciproco aiuto tra i confratelli
  • L’esercizio caritativo
  • L’attività di devozione verso il santo Patrono e la Reliquia della Croce
  • Il suffragio verso i confratelli defunti

hanno sempre costituito gli elementi essenziali dell’esistenza della Scuola fin dalla sua prima mariegola, tanto da far felicemente affermare dal mio predecessore ing. Tullio Campostrini che nel corso dei secoli l’attività della Scuola è sempre stata un “aureo connubio tra impegno civile e pratica religiosa”.

Tempi e uomini invece sono cambiati e allora vediamo rapidamente come.

1 –Durante  il periodo della Serenissima la Scuola era governata da mercanti e artigiani, cioè da una borghesia medio-alta.

Patrizi e preti potevano far parte della Scuola ma senza ricoprire alcuna carica. Le donne, uniche in Europa a godere in Venezia di diritti praticamente pari a quelli degli uomini, come ad esempio stipulare contratti di compravendita, non facevano parte della Scuola, ma ne godevano i privilegi tramite i compagni maschi. C’è da aggiungere che essendo il numero di iscritti limitato a 550 persone, si poteva in tal modo ampliare quello degli aventi diritto.

Nella Scuola erano disponibili sei letti per l’assistenza ai confratelli ammalati e, il mutuo soccorso tra gli iscritti si spingeva fino all’obbligo di aiutare finanziariamente il confratello incontrato nel bisogno fuori Venezia, con l’assicurazione di essere rimborsati dalla Scuola al ritorno.

2 - La soppressione napoleonica della Scuola nel 1806, con la confisca di tutti i suoi Beni Immobiliari e Mobiliari, fu senza dubbio un trauma molto doloroso da superare. La brace però, come si suol dire, continuò a covare sotto la cenere al punto che, come sappiamo, fin dal 1830 il giovane “capo mastro” veneziano Gaspare Biondetti Crovato  si adoperò  con tutte le sue energie per poter riottenere la Scuola allo scopo di insediarvi una Confraternita che comprendesse le “quattro principali arti meccaniche cioè muratori, scalpellini, fabbri ferrai e falegnami”.

Il Biondetti lottò per ben 25 anni prima di realizzare il suo progetto attraverso un’operazione, fatta da imprenditori e non da uomini di cultura, che è stata definita come “la più splendida e importante di tutto l’Ottocento veneziano”.

3 - Con questi uomini e con i loro immediati successori arriviamo al terzo decennio del ‘900 quando la Scuola, ottenuto il ritorno della Reliquia della Croce nel 1929 e l’elevazione ad Arciconfraternita nel 1931, ritrova la sua completa continuità con il suo glorioso passato.

4 - Di questi tempi moderni mi preme sottolineare il lungo periodo in cui il confratello medico Guido Rizzi tenne aperto in Scuola un Ambulatorio di Medicazione e Soccorso che, nel 1938, arrivò ad assistere ben 230 infortunati. Nel 1946 si diede finalmente accesso alle donne e subito  qualcuno si domandò allora se potessero o no ricoprire anche le cariche!

5 - In tempi recenti la Scuola si è adoperata per il completo recupero ed utilizzo dei propri spazi tanto da essere insignita nel 2003 del Premio Torta “per la pluridecennale azione svolta a conservare l’antica sua sede, ripristinandone il secolare splendore di un monumento complesso”.

6 - Oggi la Scuola si compone di un numero illimitato di persone maggiorenni, di religione cattolica, residenti nella Diocesi di Venezia o nella Provincia di Venezia che:

  • Svolgono il proprio impegno lavorativo come artisti o professionisti nel campo delle arti edificatorie. Altre persone che espressamente sottoscrivono l’impegno di aderire e di concorrere alle finalità della Scuola.

7 - Infine, con il recentissimo riconoscimento come Museo, la Scuola si sta adoperando con la sua attività lungo due direttrici parallele: L’apertura al pubblico

  • La consolidata attività di convegni nazionali e internazionali, di concerti, mostre, cene di gala ed altri impegni.

Ecco perché, e concludo, costituisce orgoglio di questa nostra Scuola l’aprirsi alla città. Agli altri, al mondo intero, con la recondita pretesa, consentitemi la similitudine, di rappresentare nel suo piccolo ciò che la Serenissima Repubblica ha rappresentato nei secoli riguardo all’Ospite.