SCUOLA GRANDE SAN GIOVANNI EVANGELISTA VENEZIA
24 gennaio 2013
Concerto
straordinario di chiusura del 750.mo anniversario della Scuola
Grande
San Giovanni Evangelista
FRANZ SCHUBERT
(Vienna, 31 gennaio 1797- Vienna, 19 novembre 1 828)
Quintetto per archi in Do maggiore D.956
(Op. Postuma 163)
1. Allegro ma non troppo
2. Adagio
3. Scherzo. Presto - Trio. Andante sostenuto
. 4. Allegretto
DEJAN BOGDANOVICH, Violino FRANCESCO COMISSO, Violino SILVESTRO FAVERO, Viola GIUSEPPE BARUTTI, Violoncello GIANANTONIO VIERO, Violoncello |
In occasione della chiusura delle celebrazioni dei 750 anni della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista l'esecuzione del Quintetto per archi in Do maggiore di Schubert vuole essere un tributo allo splendore architettonico della Scuola e delle opere in essa conservate.
Considerato uno dei capolavori assoluti del repertorio cameristico, il quintetto è affidato alla sapiente e raffinata concertazione del violinista Dejan Bogdanovich, artista che fin dalla sua giovane età ha sempre attirato l 'attenzione del pubblico internazionale suscitando stupore ed ammirazione non solo per la perfetta padronanza dello strumento, per la conoscenza degli stili e bellezza del suo suono, ma soprattutto per la sua capacità di cogliere l'essenza musicale nelle composizioni che esegue aggiungendo un tocco emotivo per rendere ogni pezzo più personale.
Per l'occasione, la straordinaria partecipazione del M0 Bogdanovich è supportata dalla collaborazione di quattro eccellenti strumentisti ad arco veneti, che riuniti in questo ambizioso progetto, intendono coniugare le proprie esperienze artistiche con l'amicizia storica che li accomuna.
Come è già evidente nella Scuola Grande di San Giovanni Evangelista, le più grandi opere artistiche sono quelle che intersecano diversi livelli di esperienza intellettuale e spirituale, bilanciandoli tutti in modo da sviluppare e arricchire l'essere di chi ne fruisce.
Tali creazioni sono davvero rare e il Quintetto Do maggiore per archi di Schubert, è esempio supremo di questo tipo di opere d'arte.
DEJAN BOGDANOVICH
Già dalla sua giovane età Bogdanovich ha sempre attirato l 'attenzione del pubblico internazionale suscitando stupore ed ammirazione. Questo non solo per la perfetta padronanza dello strumento, per la conoscenza degli stili e bellezza del suo suono, ma soprattutto per la sua capacità di cogliere l'essenza musicale nelle composizioni che eseguiva aggiungendo un tocco emotivo per rendere ogni pezzo personale. Probabilmente è questo uno dei motivi per cui nel suo paese natale lo hanno soprannomi nato "Il Genio del colore".
Si è formato alla più alta scuola russa essendo allievo del violinista di fama mondiale Viktor Tretyakov, presso il Conservatorio "P.I. Tschaikovsky" di Mosca, che di lui ha detto :
"Dejan e' un musicista estremamente raffinato ed artisticamente completo grazie all'originalità' e ricchezza delle sue idee musicali e all'assoluto controllo di qualsiasi periodo musicale. La sua profonda visione creativa mi trasmette sempre qualcosa di nuovo. Dejan e' senza dubbio la promessa del nuovo violinismo."
Si e' esibito nel suo primo concerto all'età' di 10 anni. A soli 17 anni ha eseguito il concerto n. l di Paganini e il concerto di F. Mendelssohn in mi-minore con l'orchestra Filarmonica di Dubrovnik. Da quel momento ha suonato come solista con prestigiose orchestre sinfoniche di Europa, America Latina, Russia e Canada.
A 19 anni è stato vincitore dei Concorsi internazionali di Vienna e Zagabria.
È ospite regolarmente di prestigiosi festival internazionali (Kuhmo, "Casals", P.d. Gex, Primavera di Praga, Mosca e molti altri). Ha tenuto numerosi concerti in duo con pianoforte in Canada, ex URSS, (Gran tournée nel l 985), Ungheria, Cecoslovacchia, Finlandia, Francia, Italia, Spagna, Austria e Gennania. La sua grande attenzione per la musica da camera lo ha portato a suonare insieme a musicisti come B. Greenhouse , N. Brainin, V. Mendelssohn, A. Libermann, D. Asciolla, J. Gandelsmann, L. Pogorelich, T. Zehetmair, M. Kugel, M. Flaksman, K. Bogino, P. H. Xuereb, P. Gallois.
Il suo ultimo Cd insieme al pianista Gabriele Maria Vianello "Virtuosismo e Meditazione-Live in Italy" sta riscuotendo un notevole successo di pubblico e critica.
Dejan affianca l'attività di concertista all'insegnamento impegnandosi in numerosissimi corsi di alto perfezionamento. In passato ha infatti tenuto numerosi corsi in Italia a Firenze, Bolzano, Siracusa, La Spezia, Padova, Portogruaro,Trieste, Trento, Salerno, Napoli, e Pesaro e tra i suoi allievi si annoverano vincitori di numerosi concorsi ed affermati musicisti.
Bogdanovich suona indistintamente su due strumenti preziosi:un Franco Simeoni e un Andrea Guarneri.
FRANCESCO COMISSO
Diplomatosi presso il conservatorio di Venezia sotto la guida del Prof. G. Bonzagni nel 2001 ottiene con il massimo dei voti il titolo accademico di Konzertdiplom presso la Musikhochschtile di Amburgo nella classe del Prof. Andreas Rohn.
Continua il suo perfezionamento violinistico con il Mo. Dejan Bogdanovich.
Dal 2003 è concertino dei primi violini de "I Solisti Veneti" di Claudio Scimone, suonando, anche in veste di solista nelle sale più prestigiose (Wiener Muiskverein, la Philarmonie di Berlino, Teatro alla Scala, Salle Pleyel e Salle Gaveau di Parigi, Tokio Suntory Hall, Tokio Opera Hall, Gulbekian Musichall di Lisbona, Center of Performing diTel Aviv, National Theather di Pechino, Jerusalem Theater, ecc..) e nei Festival più importanti del mondo.
Come Primo Violino di Spalla collabora con l 'Orchestra di Padova e del Veneto, l'Orchestra del Teatro Lirico di Cagliari, la Fi1armonia Veneta, l'Orchestra Filarmonica Marchigiana e la Human Rights Orchestra, ed in qualità di prima parte con l'Orchestra del Teatro alla Fenice di Venezia e l 'Orchestra dell'Arena di Verona. Collabora inoltre con l 'Orchestra del Teatro Alla Scala di Milano, la Filarmonica della Scala, l'Orchestra Mozart e l 'Orchestra Nazionale RAI di Torino suonando sotto la direzione di direttori quali D. Barenboim, S. Bichkov, R. Muti, M. W. Chung, G. Sinopoli, D. Gatti, R. Chailly, D. Harding, Y Temirkanov,
Premiato in concorsi nazionali ed internazionali ha suonato, in contesti cameristici, a fianco di musicisti quali D. Bogdanovich, P. H. Xuereb, E. Bertrand, V. Mendelssohn, A. Allegrini, S. Tchakerjan, D. Rossi , P.Masi , M. Brunello, A. Lucchesini, A. del Sal.
Il suo violino è un Don Nicola Amati del XVIII secolo.
SILVESTRO FAVERO
Ottenuto il diploma in viola presso il Conservatorio di Musica "C. Pollini" di Padova sotto la guida del Mo. Dino Asciolla, nel 1997 consegue il Master Degree sotto la guida del M0 Wolfram Christ e delle Prof.sse Ester van Stralle e Susan Blake presso il Sydney Conservatorium in Australia.
Si è inoltre perfezionato sotto la guida del M° Fedor Drhzinin e Bruno Giuranna.
Nel 1991-1992 ha frequentato il corso di Quartetto presso la Scuola di Musica di Fiesole con il Mo. Piero Farulli e il corso di musica da Camera presso l'Accademia Pianistica di Imola sotto la guida del maestri Dario de Rosa, Piernarciso Nasi e Alexander Lonquich.
E' vincitore delle edizioni del 1988-1990 e del 1994 della Rassegna Giovani Violisti della città di Vittorio Veneto.
Nel 1998 ha ricoperto il ruolo di Prima viola della Gustav Mahelr Jugedorcbester del M° Claudio Abbado e sempre nel ruolo di Prima Viola collabora con l'Orchestra dell'Arena di Verona, l'Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia, l' Orchestra Verdi di Milano, l'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, l'Orchestra di Padova e del Veneto e l'Orquestre Sinfonica della Galicia. In ambito cameristico invece collabora con artisti quali L. Spierer, M. Brunello, D. Bogdanovich, S. Mullai, Moscow Quartet, Piero Toso, G. Carmignola, S. Zumbrovsky, E. van Strallen, P. Vernikov.
Dal 1998 collabora stabilmente con "I Solisti Veneti" del M0 Scimone, nota orchestra da camera con la quale ha suonato in tutti i continenti, nei festival e nelle sale più prestigiose del mondo.
GIUSEPPE BARUTTI
Violoncellista veneziano tra i più talentuosi e raffinati interpreti italiani , si è diplomato con il massimo dei voti e la lode al Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia sotto la guida del M0 Adriano Vendramelli. Ha svolto un'intensa attività cameristica a fianco di musicisti quali Salvatore Accardo, Bruno Giuranna, Dejan Bogdanovich, Kostantin Bogino, Pavel Vernikov, Bruno Canino, Roni Rogoff, Alain Meunier e Rocco Filippini suonando nei festival più prestigiosi del mondo.
Per il Gran Teatro "La Fenice" di Venezia ha inciso l'integrale della musica da camera di Johannes Brahms riscuotendo un considerevole successo di pubblico di e critica.
Ha ricoperto inoltre il ruolo di Primo Violoncello nell'Orchestra Filarmonica della Scala di Milano e, a soli ventuno anni, nell'Orchestra del Gran Teatro la Fenice di Venezia.
Fondamentali nella sua formazione sono stati gli incontri e l'intimo rapporto artistico avuti in gioventù con il grande direttore Sergiu Celibidache e con il violoncellista del Quartetto Italiano Franco Rossi: il primo per l'approccio fenomenologico alla musica fondato sostanzialmente sull'importanza della struttura e il secondo per il culto del suono.
Dal 2001 è, assieme a Gianantonio Viero, Primo Violoncello dell'orchestra da camera "l Solisti Veneti" di Claudio Scimone, considerata dalla critica internazionale fra i più rappresentativi complessi musicali italiani, vero e proprio punto di riferimento mondiale per la musica barocca di scuola tipicamente veneziana ed europea. Con questa formazione ha suonato come solista nelle sale più prestigiose del mondo come il Wiener Muiskverein, la Philrumonie di Berlino, il Teatro alla Scala di Milano, La Salle Gaveau di Parigi, La Sala Simon Bolivar e il Teatro Teresa Carreno di Caracas, il Teatro Nazionale di Riga, il. Teatro dell'Opera di Praga, la Tokio Suntory Hall, la Tokio Opera Hall, la Gulbekian Musichall di Lisbona, Center of Performing Tel Aviv, il JerusalemTheatre e molte altre.
GIANANTONIO VIERO
Nato a Vicenza nel 1959 ha studiato presso il Conservatorio di Castelfranco Veneto e si è diplomato sotto la guida del Maestro Enrico Egano.
Ha partecipato a vari masterclass in Italia e all 'estero.
Fin da giovane si è esibito in varie formazioni cameristiche e da solista, prendendo patte a numerosi concorsi nazionali ed internazionali, con il Quintetto Jupiter ha vinto il Primo Premio la prima edizione del Concorso Internazionale per Musica da Camera "Lorenzi" di Trieste.
Dal 1983 è entrato a far parte dell'orchestra da camera "1 Solisti Veneti" di Claudio Scimone, in qualità di Primo Violoncello, suonando spesso anche in veste di solista in più di cinquanta paesi e nelle più prestigiose sale del mondo (il Wiener Muiskverein, la Philarmonie di Berlino, Carnegie Hall e il Lincoln Center di New York, il Teatro alla Scala, la Salle Pleyel e Salle Gaveau di Parigi, la Tokio Suntory Hall, Tokio Opera Hall, Gulbekian Musichall di Lisbona, Center of Performing Tel Avi v, il Megaron di Atene, il Jerusalem Theater, ecc..) ed incidendo CD e DVD per varie case discografiche.
E' docente di violoncello presso il Conservatorio di Vicenza.
Il viaggio dello spirito.
Ultima opera di Franz Schubert per ensemble da camera, il Quintetto per archi in do maggiore fu composto nell'estate del 1828, appena due mesi prima della morte del compositore.
La prima esecuzione è avvenuta il 17 novembre 1850, presso il Musikverein di Vienna ma la composizione non è stata pubblicata fino al 1853.
Considerato uno dei capolavori assoluti del repertorio cameristico il Quintetto per archi in Do maggiore è uno degli esempi più nobili e più elevati di comunicazione pura e diretta con il Divino attraverso il medium della musica strumentale.
Dinanzi la prematura scomparsa di Schubert all'età di 3lanni, l'intima esperienza del Quintetto porta inesorabilmente a chiedersi, dopo aver ascoltato questo capolavoro, se il suo autore avrebbe mai potuto superare un tale apice qualora avesse vissuto più a lungo.
Nell'ottica di Kandinsky secondo cui la Musica è l'unica arte che non usa i suoi mezzi per imitare i fenomeni naturali ma per esprimere la vita psichica ed emotiva dell'artista, questo Quintetto risulta essere l'intimo testamento spirituale di u n uomo, da anni malato di sifilide
e che, conscio di essere arrivato alla fine del suo viaggio terreno, affronta il commiato con la serenità d'animo propria di chi è consapevo l e di aver compiuto nel corso della sua vita terrena, anche un percorso altamente spirituale.
Una delle caratteristiche distintive della musica di Schubert è la tremenda potenza della sua espressione. Percepibile già nel Quartetto per archi n. 15 in sol maggiore e nella "Grande" sinfonia in Do maggiore questo potere risulta essere nel Quintetto più onnicomprensivo e versatile.
L'opera dunque si apre con un accordo purissimo di Do maggiore che oltre a essere, in musica, la tonalità centrale e armonicamente più semplice per eccellenza, qui è anche il sole di un perfetto sistema cosmico attorno al quale tutto ruota.
Un altro esempio a sostegno di quanto si sta dicendo in queste brevi note, è il secondo tema del primo movimento (Allegro ma non troppo) che, la prima volta, è esposto dalla profondità terrena e sonora dei due violoncelli, poi, invece, d all'eterea voce dei due violini a cui , un impulso profondo, sottile e sempre presente infonde un senso di movimento tranquillamente determinato.
Nel secondo movimento (Adagio) , le melodie sono sospese in un intensa regione senza dimensione, al tempo stesso profonda ed elevata difficilmente descrivibile in termini ordinari ma che pervade l'ascoltatore purificandone lo spirito , con gentilezza, amore e una infinita sapienza musicale.
Nella sezione centrale dello stesso movimento a cui ci si arriva dopo un trillo all'uni sono sulla nota "Mi", l'agitazione che la musica comunica, è l'aspetto complementare e umano, dello spirito meditativo e introspettivo con cui Schubert ha aperto il Quintetto. Nella parte centrale dell'Adagio, infatti, il respiro si fa affannoso ed è come quello di chi, scalando una montagna frastagliata, ristabilisce la pace solo dopo essere caduto molte volte. Nella ripresa dell'apertura della composizione una pace ci riconquista, e, riascoltandola, avviene il miracolo di passare dalle ten ebre alla luce.
Un altro breve viaggio dello spirito è rappresentato dalla dicotomia emotiva, che ricorda lontanamente la dialettica tra umano e ivino, dello Scherzo (Presto) in cui, all'apertura tumultuosa e stridente del terzo movimento, si contrappone un Trio (andante sostenuto) profondamente misterioso e misticamente sacerdotale.
Infine, nel quarto movimento (Allegretto), la passione viscerale per la vita, l'amicizia, la convivialità tipica di Schubert che era un assiduo frequentatore dei caffè e dei luoghi più alla moda della Vienna dei primi anni del seco l o XJX, è espressa con la positività propria di un uomo semplice di umilissime origini contadine, dotato però di una formidabile sensibilità. Ed è proprio per questo che, probabilmente, più che un addio a quegli amici, che scherzosamente chiamavano il giovane Schubert "schwammerl", cioè funghetto, a causa della grossa testa incassata nel piccolo corpo grasso, l'ultimo movimento del Quintetto vuole essere un semplicissimo e speranzoso "Arrivederci".